NEL CONCERTO DELL’ACCADEMIA DI SANTA SOFIA, OTTIMA LA LECTIO MAGISTRALIS DI BIAGIO SIMONETTI, MENTRE I BRANI DI LUIGI BOCCHERINI HANNO DELIZIATO IL PUBBLICO - Cultura

NEL CONCERTO DELL’ACCADEMIA DI SANTA SOFIA, OTTIMA LA LECTIO MAGISTRALIS DI BIAGIO SIMONETTI, MENTRE I BRANI DI LUIGI BOCCHERINI HANNO DELIZIATO IL PUBBLICO

Un pubblico attonito e concentrato ad ascoltare la musica

Ogni volta che mi accingo ad assistere alla serata organizzata dall’Accademia S. Sofia, insieme
all’Unisannio di Benevento, riconosco che si vive un momento di grande arricchimento. Quella di
sabato 2 marzo ha puntato sul Prof. Biagio Simonetti, docente di statistica, presso l’ateneo
beneventano e sindaco di Ottaviano, il quale ha tenuto la sua lectio magistralis, dal titolo
“Innamorarsi della Statistica”.
Con grande chiarezza e semplicità ci ha introdotti nel mondo di questa scienza, che in fondo ”è
sintesi, i numeri sono precisi”, ha detto il Professore, “danno indicazioni concrete, in realtà li
utilizziamo costantemente nella vita di tutti i giorni”. A tal proposito ci ha portato l’esempio della
valutazione, che spesso ci viene richiesta, sulla professionalità di un operatore. “Può accadere”, ha aggiunto il professore, “che, sebbene
si proponga in maniera simpatica, non ci risolve il problema, mentre una persona meno simpatica, dimostra di avere grandi capacità
risolventi. Eseguiamo dunque una valutazione, per semplicità, da uno a dieci, ad esempio, per comprendere il grado di capacità”.
Altro riferimento è stato fatto al gioco televisivo dei pacchi: “il conduttore sa dove si trova il pacco
dono più consistente, ma il concorrente può fare affidamento, in un primo momento, solo sul suo
istinto, e qui entra in gioco la fortuna. In alternativa posso rivolgermi alla statistica. Ho quindi due
chance: rivolgermi alla dea bendata, oppure scegliere le probabilità matematiche”.
Le parole del Prof. Simonetti risuonano in questo preciso momento come un invito a capire
l’importanza della matematica, il cui studio, però, dai recenti sondaggi, è risultato non gradito alla
maggioranza degli studenti. L’indagine ha evidenziato che la maggior parte dei ragazzi non conosce,
non apprezza questa materia, e, da qui, lo scarso rendimento scolastico nella stessa”.
L’Accademia, anche per la scelta delle musiche e dei musicisti, ha puntato su cavalli vincenti: il
violinista concertatore, appena ventisettenne, Riccardo Zamuner, che ha suonato “Grandi pagine
Strumentali“, insieme ai dodici elementi dell’Accademia.
Il concerto è iniziato l’”Elegia op. 67 , in memoria di Vasil’evich Samdrin, di P.I.Caikovskij.
Per una manifestazione celebrativa pubblica, il celebre musicista scrisse quest’opera, per festeggiare i cinquant’anni di carriera teatrale
di V. Samarin, professore di drammaturgia al Conservatorio di
Mosca. Cajkovskij iniziò la composizione di questa breve pagina celebrativa per orchestra d’archi,
il cui titolo previsto era “Hommage reconnaissant”. La prima esecuzione si svolse al Bolshoj di
Mosca nel dicembre del 1884. Come si intuisce, per il carattere di quest’omaggio personale, il lavoro
non era destinato alla pubblicazione. L’anno dopo, nel 1890, però, Samarin morì e Cajkovskij cambiò
opinione e ne autorizzò l’edizione presso Jurgenson con il nuovo titolo “Elégie à la mémoire de
Samarin” e con la dedica all’amico carissimo.
Il secondo brano è stato la “Ciaccona in sol minore”, di Tomaso Antonio Vitali; le cui
caratteristiche, hanno permesso di attribuire a Vitali, questa composizione, di natura strettamente
barocca, dopo un dibattito sulla sua paternità.
Ancora di Caikovskij, la “Meditation op,. 42 souvenir d’un lieu cher”, che fa parte di una raccolta di
tre brani Méditation, Scherzo, Mélodie, dal titolo “Souvenir d’un lieu cher “, che vuol dire,
“Ricordo di un luogo caro”. Il lavoro fu completato da Ciajkovskij a maggio del 1878, con
riferimento alla tenuta di campagna di proprietà di Nadezhda von Meck, sua amica e protettrice,
situata a Brailov, in Ucraina. Nel 1880 “Méditation” fu pubblicata separatamente e d’ allora è
diventata famosa come brano a se stante.
Di Pablo de Sarasate è stata suonata la “Zingaresca op. 20”, opera scritta nel 1877 dal violinista
spagnolo, mentre si trovava a Budapest, in Ungheria, dove conobbe ed apprezzò la cultura ed il
folclore locale, in particolar modo la musica gitana, suonata dal popolo rom. Di qui, l’ispirazione
per la composizione di un nuovo brano, una raccolta di arie e motivi gitani, che chiamò
Zigeunerweisen e che può essere tradotto in “Melodie gitane.”
Ed infine, di Luigi Boccherini, il “Quintetto per archi op. 30 indo maggiore”, detta “La musica
notturne per le strade di Madrid”, di cui sono stati suonati ”La campana dell’Ave Maria”, “Il
Rosario”, “Passa Calle”, o meglio “gli Spagnoli si divertono per le strade”. Su queste note hanno ballato due
Allievi, diplomati presso il Centro Studi di Carmen Castiello: Sergio Minervini e la violinista
dell’Accademia, presente anche al concerto, Lorenza Maio, creando un momento magico, di grande
arricchimento culturale.
Possiamo dunque affermare, con certezza matematica, che è stato uno spettacolo completo, di musica
e danza.
Per finire, “La Ritirata” e, verso la fine di questo movimento, i musicisti sono scesi dal palco e si
sono schierati sulle due file del pubblico, concludendo l’esibizione e salutando così gli spettatori.
Bisogna soffermarsi un po’ su questo compositore, Luigi Boccherini appunto, che nacque a Lucca nel 1743 e morì a Madrid nel 1805. E,
per questo, fu definito da alcuni, il “grande lucchese di Spagna” e da altri il
“grande spagnolo di Lucca”.
Suo padre, Leopoldo, contrabbassista gli insegnò la tecnica del suo strumento e studiò anche con
l’abate D. F. Vannucci, del seminario di Lucca, maestro di cappella.
Suonò a Vienna, a Parigi e seguì l’Infante di Spagna, Don Luigi a Madrid, quando quest’ultimo fu
ivi esiliato. Visse scrivendo per lui molte composizioni da camera. Nel 1785 un duplice dramma lo
colpì: morirono la moglie, Clementina Pelicho, e anche il suo protettore. Rimasto solo, disoccupato,
senza moglie e con cinque figli da sfamare, Boccherini trovò un nuovo lavoro a Madrid, dove
divenne maestro da camera della duchessa di Benavente-Osuna.
I suoi quartetti, quintetti e sinfonie erano eccellenti sul piano della maestria tecnica e dell’inventiva.
Negli anni successivi, però, essi persero terreno, poiché si andò sempre più affermando l’innovazione
viennese della nuova musica da camera, con la forma trainante e più razionale del quartetto.
Il quintetto per archi, dunque, rimarrà un’invenzione esclusiva di Boccherini, da lui ideata e
destinata ad esaurirsi con lui. Proprio queste sue peculiarità costituiscono il fascino, e l’originalità,
della sua musica, basata sullo stile galante del rococò.
E’ stato dunque piacevolissimo ascoltare Boccherini, tanto che, alla fine dell’esecuzione, il pubblico
era ancora attonito e concentrato ad ascoltare la musica, quando il M° Zamuner, scherzando, ci
ha domandato: ”Se volete, vi facciamo anche il bis?”. Così ed ha annunciato la ”Ciarda” di A. Monti e, a questo punto, la magia della
musica ci ha deliziati, ancora una volta...
Bravissimi sono, come sempre, anche i direttori artistici Filippo Zagante e Marcella Parziale, aiutati
nella consulenza scientifica, da Aglaia McCklintock, per la scelta e l’organizzazione delle serate.
Ottima l’iniziativa del banco Bpm che, da quest’ anno, sta affiancando l’Accademia di S. Sofia,
perché la cultura va sostenuta in tutte le sue forme.
Giuseppe Di Gioia

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