LA SIGNORA MELONI E’ STATA SMENTITA ANCHE DALLA RAGIONERIA DELLO STATO, OLTRE CHE DAL TAR E DALL’AUTORITA’ DI GESTIONE DEI FONDI EUROPEI - Politica

LA SIGNORA MELONI E’ STATA SMENTITA ANCHE DALLA RAGIONERIA DELLO STATO, OLTRE CHE DAL TAR E DALL’AUTORITA’ DI GESTIONE DEI FONDI EUROPEI

Ora, piuttosto che dondolarsi sulla riconferma scontata di Marco Marsilio, deve solo inviare i fondi spettanti alla Campania, perché Vincenzo De Luca ha vinto la sua battaglia

“È uscito il bollettino IGRUE della Ragioneria dello Stato con i dati di dicembre 2023 per il livello di spesa dei Fondi Sviluppo e Coesione
2014/20. Per la Regione Campania sono confermati impegni di spesa all’84% e pagamenti al 50% (4 miliardi e 660 milioni di euro di
investimenti già realizzati). Altre Regioni, che hanno già sottoscritto l’Accordo per la Coesione 2021/2027, hanno dati analoghi, se non
peggiori, di quelli del FSC campano. Ad esempio, la Regione Calabria ha impegni al 52% e pagamenti al 28% (1 miliardo e 100 milioni di
investimenti già realizzati). Il Lazio, impegni al 67% e pagamenti al 51% (651 milioni di investimenti già realizzati). La Lombardia, impegni
al 70% e pagamenti al 57% (677 milioni di investimenti già realizzati). Questi dati potete scaricarli qui (pagg: 83-84):
https://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-
I/attivita_istituzionali/monitoraggio/rapporti_finanziari_ue/monitoraggio_politiche_di_coesione_2014-2020/2023-12-31/BMPC-31-12-
2023.pdf La Regione Campania sull’FSC 2014/2020, quando mancano ancora due anni dalla rendicontazione finale del programma, ha
realizzato quasi il doppio degli investimenti – 4.6 miliardi di euro - di Lombardia, Lazio e Calabria messe assieme – 2.4 miliardi di euro-,
ma il Ministero della Coesione ancora non ha sottoscritto l’accordo per il nuovo programma 2021/2027. Questi sono i fatti, il resto solo
chiacchiere”.
Il comunicato, diffuso dalla federazione sannita del Partito Democratico, smentisce, se ce ne fosse ancora bisogno, Bruno Vespa, che,
sul Mattino del 17 febbraio scorso, aveva accusato la Regione Campania, e quindi il rispettivo governatore Vincenzo De Luca, di aver
speso, nel periodo 2014/2020, appena il 24% dei 3 miliardi dei fondi sviluppo e coesione. Ma smentisce soprattutto la signora Meloni, la
quale, incurante della sentenza con cui il Tar il 19 febbraio ha ordinato al Ministro Raffaele Fitto di “concludere il procedimento in 45
giorni, pena la nomina di un commissario”, con una ironia da scherno e da sarcasmo, ha ribadito, nello studio di Porta a Porta il 22
febbraio, che Vincenzo De Luca ha speso solo il 24% del 3 miliardi, destinando le risorse investite per la “festa del fagiolo e della patata”,
per la “rassegna della zampogna”, per la “festa del caciocavallo podolico”, per la “sagra del cecatiello” e, se abbiamo capito bene, per la
“sagra dello scazzatiello”.
Ma anche l’Autorità di Gestione dei fondi europei della Regione smentisce Vespa, la signora Meloni e il ministro della Cultura, con il
seguente comunicato: “16/1/2024 – In relazione a dichiarazioni del Ministro della Cultura, secondo cui la Campania avrebbe speso “solo
il 37% dei fondi europei”, l’Autorità di Gestione smentisce tale affermazione, che non ha fondamento. La spesa, certificata dalla Regione
Campania per il POR-FESR 2014/2020, è dell’81% con già il 110% di spesa sostenuta, in overbooking. La cifra del 37% indicata dal
Ministro è falsa e diffamatoria in relazione all’enorme lavoro e ai risultati raggiunti, apprezzati peraltro dall’Unione Europea”.
Ovviamente, la signora Meloni ha fatto trapelare che il finanziamento di queste sagre era finalizzato a creare consenso, come se altri
governatori regionali, quelli politicamente di destra, non dessero soldi alle pro loco per costituire consenso sul loro operato, e come se la
signora Meloni non si comportasse allo stesso modo, per far sì che il voto di opinione, molto ondivago (nel 2008 era arrivato a dare
46,81% al Popolo delle Libertà, una percentuale in cui Berlusconi aveva fatto la parte del leone, a parte il 5,62% conquistato dall’Udc,
schierato nel centro destra; nelle europee del 2014 il 41% al Pd; nel 2018 quasi il 33% al M5S; nelle europee del 2019 il 34% alla Lega), si
stabilizzasse su Fratelli d’Italia, dopo essersi riversato su questo partito alle politiche del 25 settembre del 2022.
Certamente, la signora Meloni, essendo capo di governo, ha la possibilità di distribuire favori, cariche e prebende, cosa che ha potuto
fare anche Berlusconi, quando ha governato, ma non altri, non avendo avuto la guida del Paese, tranne i Cinque Stelle, che, stando al
governo, tra il 2018 e il 2022, hanno avuto un comportamento contraddittorio rispetto a quanto affermato e denunciato dai banchi
dell’opposizione.
Ora i partiti di governo si dondolano sulla riconferma di Marco Marsilio quale governatore dell’Abruzzo, una riconferma scontata, se si
pensa che, alle politiche del 25 settembre 2022, l’Abruzzo aveva dato a tali partiti il 47,7% rispetto ad un 21,9% conquistato dai partiti del
centro sinistra, senza il M5S che conseguì il 18,5. Se il Movimento guidato da Giuseppe Conte, schierato con il centro sinistra alle
regionali, avesse mantenuto tale percentuale e non fosse invece sceso al 7%, il centro sinistra avrebbe vinto le elezioni.
La coalizione di centro sinistra non ha vinto perché, non ancora omogenea, deve ricercare una sintesi tra i partiti che la compongono. Si
è detto, infatti, che Azione, mentre in Sardegna non era schierata nella coalizione di centro sinistra (o, meglio, del campo largo), in
Abruzzo, invece, per una ragione di opportunità, che diremmo di opportunismo, ha trovato i motivi di incontro con la coalizione. Ma gli
elettori del Pd e del M5S ricordano ancora che il signor Calenda, dopo essere stato eletto al Parlamento di Strasburgo, nel 2019, nella lista
del Pd nella circoscrizione Nord-Est, è uscito cinque mesi dopo dal Partito, avendo preso a pretesto la formazione del governo giallo-rosso
(Pd e M5S), per impedire che Salvini andasse a Palazzo Chigi, se si fossero svolte le elezioni politiche anticipate.
L’Abruzzo, quindi, aveva dato, alle politiche del 25 settembre 2022, un’ampia maggioranza alla coalizione che adesso ha la guida del
Paese, grazie a una legge elettorale balorda, che ha assegnato a tale maggioranza una percentuale del 55% e del 57,5% rispettivamente a
Camera e Senato, rispetto ad un 43% tributato dai cittadini che sono andati a votare, una percentuale, questa, che si riduce al 27% degli
aventi diritto al voto.
Intanto, alle regionali, la coalizione che ha sostenuto Marco Marsilio si è attestata sul 54,7%, mentre il riconfermato governatore ha
conseguito il 53,5%; la coalizione di centro sinistra, che ha sostenuto Luciano D’Amico, ha conquistato, invece, il 45,4%, rispetto al 46,5%
conquistato dal competitore di Marsilio. Tra i due candidati-presidenti vi è uno scarto del 7%, equivalente a 61.643 voti.
Si deve ritenere, quindi, che via sia stata una rimonta del centro sinistra rispetto al risultato delle ultime politiche. In Sardegna, invece,
una regione sottratta all’attuale coalizione di governo (è bene precisarlo), i partiti di centro sinistra avevano, invece conseguito,
complessivamente, una percentuale superiore a quella degli attuali partiti di governo, per cui per la deputata pentastellata, Alessandra
Todde, partiva con un certo vantaggio, anche se è stato faticoso conquistare la guida della Regione.
Non è stato fatto rilevare, poi, con il dovuto risalto, che Fratelli d’Italia, attestata dai sondaggisti sul 27-28%, ha conseguito, alle regionali
del 10 marzo in Abruzzo, soltanto il 24,1%, poco più di 3 punti percentuali rispetto al Pd, calando del 3,6%, rispetto al 27,7% conseguito alle
ultime politiche.
Ma non è stato neanche fatto rilevare, sempre con il dovuto risalto, che Partito Democratico, alle recenti regionali in Abruzzo, ha
conquistato il 21,3%, mentre alle precedenti regionali aveva conseguito l’11,1% e alle politiche del 25 settembre 2022 si era fermato al
16,6%. Non si capisce poi come fa Salvini a gridare vittoria, dal momento che la Lega, alle ultime regionali, ha ottenuto il 7,6%, rispetto al
27,5% delle precedenti regionali e all’8,1% delle politiche del 25 settembre 2022.
De Luca fa bene a non scendere a patti con la signora Meloni. Ora deve solo aspettare che la Presidenza del Consiglio gli invii i fondi
destinati allo sviluppo e alla coesione.
Giuseppe Di Gioia



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