L’INFORMAZIONE DEVE ESSERE CORRETTA. DIVERSAMENTE HA IL FINE DI INGANNARE I CITTADINI CHE NON SEGUONO GLI AVVENIMENTI E I FATTI POLITICI
Indecenti gli attacchi a De Luca

Quando manca ancora un anno e mezzo alla elezione del governatore e del Consiglio regionale della Campania, già campeggiano
nella regione manifesti giganti del tipo di quello che riproduciamo in apertura di questa nota.
Nel vedere questo manifesto, fatto affiggere evidentemente dal candidato governatore della signora Meloni, la donna che va a
comprare i pomodori al mercato è portata a lanciare imprecazioni contro l’attuale governatore che rinuncia ai 6 miliardi di fondi
destinati allo sviluppo e alla coesione, perché questa donna non si informa degli avvenimenti politici ,attraverso la lettura dei giornali,
rarissimi, che non fiancheggiano la signora Meloni, e, quando nella TV della Rai, soprattutto, parlano di politica, senza peraltro
attaccare la presidente del Consiglio, se il giornalista vuole fare carriera, cambia rete per vedere, magari, una telenovela.
Oggi, a parte La Repubbica e il Fatto Quotidiano, gli altri giornali sono, per lo più, tutti allineati rispetto agli indirizzi governativi. Qualche
emittente televisiva, come La7, cerca di prendere, ma non più di tanto, le distanze dal governo.
Nel fare queste riflessioni, ci siamo ricordati di ciò che Antonio Gramsci scrisse una volta alla cognata Tania. Ebbene, il filosofo del
pensiero comunista disse a Tania che, dal carcere, dove lui era stato recluso per impedirgli di pensare per almeno 20 anni, per risalire a
ciò che accadeva realmente nel Paese, attraverso la lettura della stampa del regime, era come tirar sangue dalle rape.
Oggi non siamo ancora arrivati a quel punto, ma se la signora Meloni resta ancora a Palazzo Chigi, non è detto che non ci arriveremo,
dal momento che la presidente del Consiglio ha messo suoi uomini in tutte le stanze dei bottoni. Dalla Rai, infatti, stanno scappando
tutte le persone non allineate.
Bruno Vespa, informato evidentemente da ambienti governativi, aveva scritto, sul Mattino del 17 febbraio, che la Regione Campania
aveva speso appena il 24% dei 3 miliardi dei fondi sviluppo e coesione, nel periodo 2014/2020. Ma l’Autorità di Gestione dei fondi
europei della Regione smentisce Vespa, la signora Meloni e il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, con un comunicato che
abbiamo pubblicato il 14 marzo scorso: “16.1.2024 - In Relazione a dichiarazioni del ministro della Cultura, secondo cui la Campania
avrebbe speso “solo il 37% dei fondi europei”, l’Autorità di Gestione smentisce tale affermazione, che non ha fondamento. La spesa
certificata dalla Regione Campania per il POR-FESR 2014/2020 è dell’81% con già il 110% si spesa sostenuta, in overbooking. La cifra
del 37% indicata dal ministro è falsa e diffamatoria in relazione all’enorme lavoro e ai risultati raggiunti, apprezzati peraltro dall’Unione
Europea”.
Ma anche la Ragioneria dello Stato ha confermato, relativamente ai fondi di sviluppo e coesione per il periodo 2014/2020, che gli
impegni di spesa per la Regione Campania sono dell’84% e i pagamenti al 50% (4 miliardi e 660 milioni di euro di investimenti già
realizzati).
Poi, per quanto riguarda temi cruciali come PNRR e Sanità, vi è stata una nuova bocciatura del governo Meloni da parte della
Magistratura contabile (Corte dei Conti), poiché la struttura di missione voluta da Meloni e Fitto “non è coerente con l’autonomia
costituzionale degli enti locali”. In sostanza, la Struttura ha poteri che vanno oltre quelli previsti dalla legge, come il Presidente De Luca
sta gridando da un anno e mezzo.
Infine, il TAR della Campania, cui la Regione aveva sporto ricorso, ha ordinato, il 19 febbraio scorso, al ministro Fitto di “concludere il
procedimento (dei 6 miliardi di cui al manifesto – ndr) in 45 giorni, pena la
nomina di un commissario”.
Ma Il Consiglio di Stato, cui evidentemente si è appellato il Governo, “ha sospeso gli effetti della sentenza del TAR Campania che aveva
accolto il ricorso della Regione Campania relativo all’accordo per la coesione da definire con la Presidente del Consiglio”.
Ovviamente, noi ci siamo limitati a riportare il dispositivo di sospensione della sentenza del Tar, omettendo i giudizi di qualche
maggiordomo della signora Meloni, secondo cui i costi del giudizio del Tar vengono pagati dai cittadini della Campania. E quelli
sostenuti presso il Consiglio di Stato, vorremmo domandare a costui, da chi saranno pagati? Lo stesso vale rispetto a quanto è scritto
sul manifesto in fondo a sinistra di chi legge: “Diversamente da quella di De Luca, questa campagna non è stata pagata dai cittadini”.
Certamente, sono pagate dai cittadini le informazioni istituzionali che il governo regionale porta a conoscenza della intera Campania.
Esattamente quello che fa la signora Meloni quando, nella veste di
Presidente del Consiglio, informa i cittadini delle sue realizzazioni, se ce ne sono. Se De Luca facesse propaganda personale, al di fuori
della funzione istituzionale, a spese dei cittadini, sarebbe perseguito dalla Magistratura.
Ma quella del Consiglio di Stato è una sospensione della sentenza del TAR, non un giudizio di merito, come ha giustamente osservato il
governatore della Campania, secondo cui il Consiglio di Stato vuole prendere tempo.
Anche il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha commentato l’ordinanza del Consiglio di Stato, sostenendo che De Luca, ha
“prodotto solo un danno ai cittadini della Campania” per aver ritardato risorse importanti per la Regione”. Evidentemente, Sangiuliano,
nel fare affermazioni simili, confida nel fatto che la donna che acquista i pomodori al mercato non sa cosa gli ha detto l’Autorità di
Gestione.
Ma va ricordato che accanto al manifesto gigante di cui abbiamo dato pubblicazione, vi è a Benevento, come nel resto della regione,
un altro manifesto gigante, fatto affiggere evidentemente sempre da chi sostiene il candidato presidente della signora Meloni,
denuncia i presunti fallimenti di De Luca sul versante della Sanità. Chi ha fatto affiggere tale manifesto, evidentemente ignora, o finge
di ignorare, che De Luca, quale commissario della Sanità in Campania, poiché i precedenti governi regionali, soprattutto di centro destra,
avevano determinato delle enormi passività finanziarie, ha fatto uscire la Sanità dal commissariamento. Questa è più che una risposta
a chi ha preteso di infangare De Luca.
Ma la situazione, nel Paese, non è affatto rassicurante per quanto riguarda l’informazione alle future generazioni. Sulla festività del 25
aprile, una nipote di chi scrive, che frequenta la prima media, e un altro nipote, che frequenta la terza media, non sono stati informati
sulle finalità di quella importante festività. Un altro nipote, che frequenta la terza media, ha detto di aver saputo solo dai libri di testo il
perché di quella festività. Vogliamo escludere, tuttavia, che si vada incontro ad una normalizzazione, anche se, rispetto allo sciopero
generale, proclamato in Emilia Romagna e in altre località del Paese da CGIL e UIL, per denunciare le responsabilità dei molti caduti sul
lavoro dopo l’esplosione della centrale elettrica di Bargi, i giornali milanesi di Angelucci, quelli che apertamente sostengono la signora
Meloni e il suo governo, hanno qualcosa di dire contro lo sciopero. Brutti segnali.
Eppure, questo governo è minoranza nel Paese: alle politiche del 25 settembre 2022, ha ottenuto il 43% del voti dagli elettori che si sono recati alle urne, una percentuale che si riduce al 27% degli aventi diritto al voto, mentre il partito della signora Meloni rappresenta il 16% degli aventi diritto al voto. Però, grazie a una legge elettorale balorda, proposta da un renziano, questo governo ha una rappresentanza parlamentare del 55% alla Camera dei Deputati e del 57,5% al Senato della Repubblica.
Giuseppe Di Gioia
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