VINCENZO DE LUCA HA VINTO, SENZA DOVERSI SCAPPELLARE NEI CONFRONTI DELLA SIGNORA MELONI - Politica

VINCENZO DE LUCA HA VINTO, SENZA DOVERSI SCAPPELLARE NEI CONFRONTI DELLA SIGNORA MELONI

Ma ha vinto anche contro il ministro Fitto, Vespa, Sangiuliano e tutti i maggiordomi della presidente del Consiglio

Finalmente, la non sottomissione del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, alla signora Meloni e al suo luogotenente, il
ministro per gli affari europei, per la coesione e per il PNRR, Raffaele Fitto, ha vinto, mentre tutti gli altri presidenti di regione, anche di
centro sinistra, avevano accolto l’invito della presidente del Consiglio e del ministro Fitto, di rendere noto il programma su come utilizzare
i fondi di sviluppo coesione a tali presidenti di Regione assegnati.
Il Consiglio di Stato, con sentenza del 14 maggio 2024, ha bocciato il ricorso del Ministro Fitto contro la sentenza, del 19 febbraio 2024,
del Tar della Campania che imponeva a tale ministro 45 giorni di tempo per l’erogazione alla Campania dei circa 6 miliardi destinati allo
sviluppo e alla coesione, pena la nomina di un commissario.
Ma vediamo come e perché il Consiglio di Stato ha deciso, con la suddetta sentenza, di bocciare il ricorso del ministro Fitto, che, in
ossequio ad una impostazione della signora Meloni, ha tenuto bloccati per un anno i Fondi Sviluppo e Coesione destinati alla Campania.
Dal momento che, a dire della signora Meloni, diverse Regioni non avevano speso tutti i fondi ad esse erogati, discorso che come
dimostreremo non si poneva per la Campania, la presidente del Consiglio aveva deciso che i presidenti delle Regioni, destinatarie dei FSC,
rendessero a lei noti i programmi di investimento di tali fondi.
A tale imposizione non aveva aderito Vincenzo De Luca, e come risposta alla signora Melone aveva presentato ricorso al Tar della
Campania, che con la predetta sentenza aveva dato ragione a De Luca. Contro il verdetto del Tar della Campania, il ministro Fitto aveva
sporto ricorso al Consiglio di Stato.
Rispetto alla sospensione della sentenza del Tar, in attesa del giudizio di merito, da parte del massimo organo di giustizia
amministrativa, i maggiordomi della signora Meloni avevano cominciato a cantare vittoria, sostenendo che i costi del giudizio del Tar sono
pagati dai cittadini della Campania, senza aggiungere che i costi del giudizio del Consigli o di Stato sono pagati dalla Presidenza del
Consiglio, cioè dai cittadini italiani.
Rispetto alla sentenza del Consiglio di Stato, che ha avallato la sentenza del Tar, il Ministro Fitto ha sostenuto, sulla stampa amica del
governo, che non è cambiato niente, nel senso che De Luca si dovrà comunque sottomettere alla signora Meloni e al rispettivo
luogotenente. Ma, se non è cambiato niente con la sentenza del Consiglio di Stato, perché il ministro Fitto ha sporto ricorso al massimo
organo di giustizia amministrativa contro la sentenza del Tar? Il Consiglio di Stato, come il Tar, ha dato a Fitto 45 giorni di tempo per
erogare alla Campania i circa 6 milioni dei FSC.
Sulla questione, prima della sentenza del Consiglio di Stato, la destra italiana che governa l’Italia attraverso la signora Meloni, una
donna dalla statura politica molto inferiore, a nostro avviso, rispetto a molti politici italiani, De Luca compreso, abbiamo visto
campeggiare dei manifesti giganti, in cui la destra, o il suo candidato in pectore alla Presidente della Regione Campania, aveva scritto
“PER COLPA DI DE LUCA LA CAMPANIA RISCHIA DI PERDERE 6 MILIARDI DI EURO”, manifesto che noi avevamo fotografato e pubblicato in una nostra precedente nota.
Il 17 febbraio, sul Mattino, è intervenuto anche Bruno Vespa, un campione della destra italiana, che recentemente, (l’11 maggio, sempre
sul Mattino), ha decantato la politica economica della signora Meloni, politica che, secondo il campione della destra italiana, avrebbe
qualche marcia in più rispetto a quella della Germania e della Francia. Ma le condizioni economiche dell’Italia, più che le agenzie di rating,
le avvertono i cittadini, che nei supermercati trovano i prezzi dei generi alimentari, e non solo, sempre in continuo aumento, soprattutto da
quando la signora Meloni è a Palazzo Chigi, e che avvertono sempre maggiori difficoltà ad arrivare a fine mese.
Vespa, infatti, il 17 febbraio ha scritto: “La campagna elettorale sta imbastardendosi. Se un presidente di Regione, come De Luca,
insulta il presidente del Consiglio tentando l’accesso forzoso a palazzo Chigi (…) e tutto questo passa sotto silenzio, qualcosa non
funziona. De Luca è un uomo simpatico e fu un bravo sindaco di Salerno. Ma come governatore ha speso soltanto il 24% dei 3 miliardi
assegnati dallo Stato alla Campania per il periodo 2014/2020 ed è ad oggi l’unico presidente a non accettare la condivisione con il
governo dei progetti del nuovo fondo (quasi 6 miliardi per la regione) da spendere tra il 2021/2027. In due parole: l’80% di questi soldi
vanno al Sud, ma il governo esige di sapere dove e quando saranno spesi. A fine marzo avranno firmato quasi tutti (compresi i
democratici, l’emiliano Bonaccini e il Toscano Giani). Come finirà con la Campania?”. Finirà che il luogotenente della signora Meloni deve
consegnare a De Luca, entro 45 giorni a decorrere dal 14 maggio, i circa 6 miliardi dei FSC, senza pretendere che il governatore della
Campania vada a scappellarsi davanti al ministro pugliese, per presentare progetti al fine di ottenere i circa 6 miliardi. Con parte di questi
fondi, deve essere completato l’asse interquartiere rione Libertà-viale Mellusi, deve essere realizzato lo scalo ferroviario nella zona
industriale di Ponte Valentino, e devono vedere la realizzazione molte altre opere a Benevento e nel Sannio. Noi, quindi, stiamo dando una
anticipazione al luogotenente della signora Meloni circa l’utilizzo di quei fondi.
La signora Meloni, anche in presenza della sentenza del Tar della Campania del 19 febbraio, il 22 febbraio è andato nello studio di
Vespa, denominato Porta a Porta, per farsi scherno di De Luca. Anche lei ha sostenuto quanto aveva scritto Vespa sul Mattino,
aggiungendo che il governatore della Campania ha investito le risorse per la “festa del fagiolo e della patata” per la “rassegna della
zampogna”, per la “festa del caciocavallo podolico”, per la “sagra del cecatiello” e, se abbiamo capito bene, per la “sagra dello
scazzatiello”. Ma non ha detto quante e quali Regioni, anche soprattutto di destra, finanziano le sagre, per costruire consenso.
Secondo i dati di dicembre 2023 della Ragioneria dello Stato per il livello di spesa dei fondi Sviluppo e Coesione 2014/2020, sono
confermati, per la Regione Campania, impegni di spesa all’84% e pagamenti al 50% (4 miliardi e 660 milioni di euro di investimenti
realizzati). Altre Regioni, che hanno sottoscritto l’Accordo per la coesione 2021/2027, hanno dati analoghi, se non peggiori, di quelli del
FSC campano. Infatti, la Calabria ha impegni al 52% e pagamenti al 28%; il Lazio ha impegni al 67% e pagamento al 51%; la Lombardia ha
impegni al 70% e pagamenti al 57%.
La Regione Campania sui FSC 2014/2020, quando mancano ancora due anni dalla rendicontazione finale del programma, ha realizzato
quasi il doppio degli investimenti rispetto a Lombardia, Lazio e Calabria messe assieme. Questi sono i fatti, il resto sono chiacchiere.
Ma anche l’autorità di Gestione dei fondi europei della Regione smentisce Vespa, la signora Meloni e il ministro della Cultura,
Sangiuliano, con il seguente comunicato: “16/1/2024 - In relazione a dichiarazioni del Ministro della Cultura, secondo cui la Campania
avrebbe speso “solo il 37% dei fondi europei”, l’Autorità di Gestione smentisce tale affermazione, che non ha fondamento. La spesa
certificata dalla Regione Campania per il POR-FESR 2014/2020 è dell’81% con già il 110% di spesa sostenuta, in overbooking. La cifra del
37% indicata dal Ministro è falsa e diffamatoria in relazione all’enorme lavoro e ai risultati raggiunti, apprezzati peraltro dall’Unione
Europea”.
Anche il vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, ha detto la sua in proposito, accusando De Luca di aver “speso solo il 50% dei fondi
che già aveva avuto”, sicché, “prima di pretenderne degli altri avrebbe dovuto spendere quelli”, leggiamo sul Mattino del 19 maggio. Ma
Cirielli, che spera di conquistare, in nome di Fratelli d’Italia, la Regione e anche la Rocca dei Rettori, non sa che mancano due anni alla
rendicontazione dei fondi di cui parla. Spera, però, di conquistare, in nome di Fratelli D’Italia, da lui ritenuto primo partito nel Sannio e nella
regione,questi due enti. La sanità, in Campania, secondo lui, sarebbe allo sfascio, per colpa di De Luca. Cirielli, però, ignora che, grazie a
De Luca, la sanità in Campania è uscita dalla gestione commissariale, poiché in passato le amministrazioni di centro destra, soprattutto,
avevano determinato un forte passivo finanziario sul versante della sanità. Ognuno ha dato i suoi numeri al lotto sui fondi 2014/2020
spesi da De Luca. Qualcuno forse tenterà la fortuna.
Non pare che Vespa, di fronte alla sentenza del Consiglio di Stato abbia fatto ammenda sul Mattino rispetto a quanto scritto il 17
febbraio, né che la signora Meloni sia andata nella terza Camera, quella di Vespa, per fare anche lei ammenda rispetto a quanto affermato
il 22 febbraio.
Se c’è andata, non abbiamo avuto la possibilità di vederla (i riferimenti di cui sopra, li abbiamo visti nei talk show de La7), perché non
vediamo i programmi della Rai, anche se obbligatoriamente paghiamo il canone, per consentire agli uomini della signora Meloni, che
dominano l’emittente pubblica, di fare propaganda per i partiti di governo e, in particolare, per la presidente del Consiglio e per il rispettivo
partito.
Vediamo più spesso La7, i cui talk show ci appassionano, senza influenzarci. Vedere la Rai e sentire la signora Meloni di aver fatto una
pernacchia all’ANPI, che aveva protestato rispetto alla intitolazione di una strada a Italo Balbo, colui che avrebbe ucciso don Minzoni,
oppure sentire l’inquilina di palazzo Chigi dire che Roberto Saviano, che lei ha querelato, di essersi rifugiano in America, invece che stare
in Italia, significa rovinarsi la giornata.
Saviano cammina con la scorta per le ragioni opposte a quelle per cui fruisce lei della scorta. Saviano combatte le organizzazioni
malavitose, quelle che, in parte, sostengono Fratelli d’Italia. Infatti, una volta, quando Travaglio, a distanza, aveva fatto i nomi di persone
poco raccomandabili tra i sostenitori di FdI, lei, la signora Meloni, rispose che non avrebbe potuto fare l’analisi del sangue a chi aderisce al
suo partito.
Siamo governati da una dittatura
Certo, meglio emigrare dall’Italia, da quando nel nostro paese si è insediato un governo parafascista, stile ventunesimo secolo. Gli
Stati Uniti, governati da una persona che sostiene due guerre con il rischio che il mondo possa essere infiammato da una terza guerra
mondiale, sono, forse, il luogo meno indicato per emigrare da un paese ridivenuto fascista, grazie al sostegno dato al partito della Meloni
dagli evasori fiscali. Tuttavia, la coalizione di partiti che ci governa ha ottenuto, dai cittadini che si sono recati ai seggi, il 43% dei voti, ma,
grazie a una legge elettorale balorda, quel 43% uscito dalle urne è diventato 55% alla Camera dei Deputati e 57,5% al Senato della
Repubblica. Quindi, il governo è minoranza nel Paese, e lo è ancora di più se si considera che rappresenta il 27% degli aventi diritto al voto,
mentre il 26%, riscosso dal partito della signora Meloni da parte di coloro che sono andati a votare, si riduce al 16% degli aventi diritto al
voto.
Ben poca cosa, a giudicare da questa riflessione, però, grazie a una legge elettorale balorda, possiamo affermare che a Palazzo Chigi si
è affermata una dittatura. Nel primo sistema elettorale, quello proporzionale, in cui i cittadini avevano la libertà di scegliere i candidati da
eleggere, il Parlamento era lo specchio dei risultati elettorali.
Ma, finché la signora Meloni rimane schierata dalla parte degli evasori fiscali, il suo partito può anche sperare in una tenuta elettorale. Si
pensi che una volta, in TV, ha detto che gli artigiani, in luogo delle tasse, pagano un pizzo di Stato, mentre dovrebbero essere tassati gli
extraprofitti della banche, rispetto alle quali, però, l’inquilina di Palazzo Chigi ha rimediato una brutta figura.
Un cittadino americano, che avesse fatto simili affermazioni, sarebbe finito in galera, perché, negli Stati Uniti chi non paga le tasse va in
galera. La signora Meloni, invece, come capo di governo, quindi non da comune cittadina, avrebbe subito certamente un processo rispetto
a ciò che ha detto per avere il sostegno degli artigiani.
Perché un’alta percentuale di elettori diserterà le urne alle Europee
Si dice che, alle Europee, bisogna combattere il partito dell’astensione. Certo, a parte Benevento che esprime due candidati locali, e a
parte l’uscente Pedicini che, lasciato il M5S, si è schierato nella lista del coraggioso Michele Santoro, c’è qualcuno che possa dire perché il
cittadino che mastica poco di politica, che non riceve alcuna sollecitazione, o promessa personale, da parte di un candidato di una
provincia di un’altra regione, debba andare a votare per esprimere un voto libero? Soltanto l’evasore fiscale, per continuare ad essere
sostenuto dalla signora Meloni, può avere un interesse (personale) nel recarsi alle urne.
Le affluenze maggiori si registrano nelle elezioni amministrative, soprattutto nei piccoli comuni, dove la pressione dei candidati è tanto
forte da costringere le famiglie numerose a distribuire i propri voti per accontentare le varie richieste. Il cittadino che mastica di politica,
invece, vota il partito della Meloni per rafforzare le ragioni della destra, e vota il Partito Democratico per combattere più efficacemente,
senza disperdere il voto in favore di partitini, le posizioni della destra. Sì, perché le elezioni, anche se sono europee, avranno un riflesso
sulla politica del governo italiano.
I candidati locali non hanno alcuna chance di elezioni, anche perché, non essendo bloccate le liste, in cui la elezione avviene in ordine di
priorità, vengono eletti i candidati che hanno più preferenze. Ed è ovvio che, destinatari del maggior numero di preferenze, sono, in una
lista composita, i candidati dei partiti che hanno una percentuale non da prefisso telefonico, senza parlare poi di quelle formazioni che,
dopo la virgola, hanno un altro zero.
Se la Lega, nella circoscrizione meridionale, comprendente sei regioni, esprimerà un seggio, questo sarà attribuito a Valentino Grant, per
cui, se Salvini non riserva un altro sbocco a Cosimo Barone, l’ex presidente del Consorzio Asi dovrà cambiare mestiere.
Mastella, al di là di quello che sarà il risultato che raccoglierà sua moglie, ha candidato la sua consorte per dare un punto di riferimento
al suo elettorato, sparso nel resto della Campania e in qualche altra regione, ma ancora numeroso in provincia di Benevento.
Come persona consumata in politica, certamente esclude la elezione di sua moglie. Santoro, invece, fa una battaglia di bandiera, dal
momento che le sue liste non supereranno il 4%.
Giuseppe Di Gioia

PS: chi scrive, dopo più di due settimane dalla immane perdita di un suo nipote, ha trovato la forza per fare una riflessione politica.



Comment