IN UN AFFOLLATISSIMO TEATRO ROMANO, L’ORCHESTRA FILARMONICA DI BENEVENTO HA DEDICATO UN CONCERTO A LUCIO DALLA, IL CANTAUTORE RESO IMMORTALE DALLE SUE CANZONI
Leonardo De Stasio ha eseguito le sue canzoni

Quando la critica si è espressa sul cantautorato italiano,sostenendo che ”Dalla ha occupato uno spazio unico, trasmettendo attraverso
le sue canzoni le sfumature più profonde dell’animo umano” e che “le sue composizioni, intramontabili e universali, continuano a catturare
l'attenzione di diverse generazioni, offrendo una rivelazione continua di significati ed emozioni”, non si è sbagliata, perché il concerto, a lui
dedicato dall’OFB presso il Teatro Romano di Benevento, ha confermato quanto già affermato dalla critica. Il pubblico era formato infatti
da persone che avevano superato i 60 anni e da tantissimi giovani, parimenti innamorati della sua musica.
Il risultato è stato un sold out, una partecipazione indescrivibile, quando chi ha cantato le sue ha proposto l’accensione della luce dei
telefonini: un firmamento di stelle ha illuminato il Teatro Romano. Tutti hanno voluto testimoniare il loro affetto al grande cantautore
bolognese, perché in molti hanno capito il suo impegno, la sua sensibilità nel sociale e nelle questioni ambientali. Infatti, egli ha
combattuto attivamente contro le trivellazioni nel mare Adriatico, partecipando al festival “Il mare e le stelle” nel 2011, dando così un
segno tangibile del suo impegno per la tutela dell'ambiente.
L'attività musicale di Dalla viene racchiusa in quattro ampi periodi: "le origini jazz e le varie partecipazioni sanremesi”, periodo che va dal
1962 al 1972; la "collaborazione con Roversi" dal 1973 al 1976; la "maturità artistica" nel periodo compreso tra 1977 e il 1996; ed infine la
"fase pop" degli ultimi anni, alternata da varie incursioni nella musica colta e accademica.
Si è spento il primo marzo 2012 in provincia di Zurigo a seguito di un infarto, lasciando così un grande vuoto nella musica italiana, di cui
è stato protagonista dal 1964, anno della sua prima incisione di un 45 giri.
I primi passi musicali li aveva mossi nella musica jazzista. Ricordiamo che, non a caso, tenne nello stesso Teatro Romano di Benevento,
nel 2004, cioè ben 20 anni fa, un grande concerto jazz, suonando sempre il pianoforte, mentre il sassofono e il clarinetto, sono stati i
primi strumenti da lui praticati. Nel 1966 aveva esordito al Festival di Sanremo con il brano” Paf Bum”, mentre negli anni Settanta ha
avviato una proficua collaborazione con il poeta Roberto Roversi.
“In questo periodo le sue canzoni hanno interpretato il disagio e la diffusa stanchezza di una generazione nei confronti di una stagione
trascorsa sotto il segno della violenza politica e della lotta armata” (Gotor).
Il grande successo è giunto nel decennio successivo, con una serie di tournée in coppia con Francesco De Gregori (Banana Republic) e
con Gianni Morandi (Dalla/Morandi) e con brani divenuti universalmente noti come “Anna e Marco”, “L’anno che verrà”, “Come è profondo il
mare”.
Era molto presente e partecipe alla vita della sua città, riconosciuto e amato come pochi. Infatti, oltre ad essere stato proclamato il lutto
cittadino, il 4 marzo, giorno del suo compleanno (oltre che titolo di uno dei suoi successi), si svolsero esequie solenni in San Petronio,
mentre in "piazza grande" fu salutato per l'ultima volta da migliaia di persone.
Il legame con la nostra città fu definitivamente sigillato nel 2009, quando fu direttore artistico di “Quattro notti e più…di luna piena”.
Infatti, la sua guida del festival nato da una idea di Sandra Lonardo Mastella, fu un vero e proprio successo di pubblico e di stampa, e, in
quell’anno, la città visse uno degli anni più intensi della propria vita culturale e musicale.
Altri momenti di intensa collaborazione con Dalla sono stati quello dell’esordio della famosa “Caruso”, da lui cantata per la prima volta a
San Martino Valle Caudina, una composizione che, come ha osservato De Stasio, è la canzone italiana più conosciuta nel mondo, dopo
“Nel blu dipinto di blu”, cantata a Sanremo nel 1957 da Domenico Modugno e Jonny Dorelli”. Alla esecuzione delle varie canzoni ha
partecipato anche il pubblico incoraggiato anche dalle voci di Arianna Carpentieri e Marco Coviello.
Con De Stasio, ha cantato anche Gavio, eseguendo “Cosa sarà”, e, indossando anche i cappellini da marinai, insieme hanno eseguito
“Come fanno i marinai”, che è stata anche bissata. Bellissima l’ esecuzione della celeberrima “L’anno che verrà”, un vero e proprio inno
alla speranza, un pretesto quello della lettera scritta ad un amico, per testimoniare la sua volontà di continuare a sperare e ad avere
fiducia nella vita, che si rinnova ogni anno, mentre anche ”Canzone “ è stata bissata.
De Stasio ha ricordato l’amicizia storica che lo legava al Maestro Mimmo Palladino, che disegnò alcune copertine dei suoi album.
Anche la nostra orchestra, diretta dalla Maestra Letizia Vennarini, ha saputo rendergli omaggio con la musica arrangiata dal Maestro
Alessandro Vernillo, come pure le canzoni, eseguite dal cantante Leonardo De Stasio. Tra le tante, “La sera dei miracoli”, “Futura”, “Tu non
mi basti mai” e ”4 marzo 1943”, giorno della sua nascita e, in contemporanea, un omaggio alla madre.
Un artista che, nato a Bologna, è riuscito a tenere insieme egregiamente il nord ed il sud, rendendo omaggio ad entrambi. Anche l’Italia
però ha riconosciuto i suoi meriti, in quanto, nel 1984, insieme a Francesco De Gregori, è stato onorato, con l’attribuzione all'asteroide
6114, del nome Dalla-De Gregori, mentre gli è stata conferita la Cittadinanza onoraria dai comuni di Sorrento, Manfredonia e Vieste.
Per ricordarlo, il 2 ottobre 2019 fu emesso dalle Poste Italiane un francobollo commemorativo. Gli furono conferite varie Onorificenze,
quali quella di ”Commendatore Ordine al merito della Repubblica Italiana” e quella di “Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della
Repubblica Italiana”.
Una curiosità è quella che sulla lapide è incisa l'ultima frase della sua canzone “Cara”: «Buonanotte, anima mia, adesso spengo la luce e
così sia».
La gloria però sopravvive all’artista, come in questo caso, rendendolo immortale.
Giuseppe Di Gioia
Comment