AVEVAMO RAGIONE: IL FESTIVAL CITTA’ SPETTACOLO DI QUEST’ANNO E’ STATO SOTTO TONO
Severi i giudizi di alcuni cittadini

Se non avessimo avuto altri impegni, avremmo voluto vedere la fanfara della Polizia di Stato, per capire se lo spettacolo era omogeneo
alla impostazione data da Mastella e Giordano al Festival, o se poteva essere considerato del livello della rassegna “Benevento Città
Spetacolo” pensata da Gregoretti.
Ma avremmo voluto anche constatare come sentisse il rapporto con Mastella Matteo Piantedosi, l’attuale ministro degli Interni che
viene accusato da alcuni settori dello schieramento governativo di essere vicino al sindaco di Benevento.
Presente anche lui nella fase iniziale dello spettacolo, rappresentato al Teatro Romano nella serata conclusiva del Festival, Piantedosi
si è soffermato sul riconoscimento Unesco della via Appia per sottolineare come i comuni destinatari del riconoscimento abbiano ora
l’occasione per scrivere il loro futuro, dal momento che sulla via Appia si è scritta la storia delle terre attraversate, rappresentate da un
nutrito gruppo di sindaci del Lazio, della Campania, della Basilicata e della Puglia.
Nella giornata conclusiva del Festival, Mastella ha postato il seguente commento sulla sua pagina facebook: “Una carrellata di foto che
testimoniano l’entusiasmo delle tantissime persone che hanno affollato le piazze, le strade e i teatri della città nella settimana del
Festival. Un successo che per questa edizione di “Benevento Città Spettacolo”, il cui format si conferma vincente, e che, grazie a questa
amministrazione, torna ad essere una rassegna amata dai Beneventani. Vi aspettiamo stasera, per la grande chiusura, con il concerto
della Fanfara della Polizia”.
Ma il suggello del ministro Piantedosi al festival non è bastato, per dare credibilità, peso e valore ad un format del Festival magnificato
da Mastella nel modo suddetto. Nel precedente “pezzo” abbiamo scritto che la novità di questo format è il clima di festa che si è
determinato attorno ad esso. Forse, mantenendo comunque il suo spessore culturale, anche la “Benevento Città Spettacolo” pensata da
Gregoretti, avrebbe, con il tempo, creato lo stesso clima di festa. Ma ci crediamo poco e lo diremo in seguito.
L’avvocato Luigi Bocchino, che nel Sannio rappresenta la Lega, in quota della quale Piantedosi è stato nominato ministro degli Interni,
dice, senza mezzi termini, “Il Ministro non basta: la Lega boccia la rassegna”. Infatti. Bocchino ritiene, stante quanto ha dichiarato al
Mattino, che “la rassegna appena conclusa sia, nonostante la presenza finale del ministro Matteo Piantedosi che per l’amicizia con la
famiglia Mastella o quale rappresentante del governo di centro destra sempre fortemente contestato, non ultimo sull’autonomia
differenziata dal partito di Clemente&Sandra, diventa protagonista di un incontro istituzionale di “lavoro” per dare avvio all’attuazione del
piano di gestione del sito di non si sa cosa”.
A parte il fatto che, come abbiamo già scritto, l’edizione di quest’anno del Festival è stata sotto tono, l’avvocato Bocchino, come
oppositore di Mastella e della relativa amministrazione, non si sarebbe lasciato andare in giudizi lusinghieri verso il Festival, anche se
Mastella e il direttore artistico Giordano avessero dipinto il sole. Basti dire che ha censurato il ministro del suo partito.
Allo stesso modo, la destra missina, in Consiglio comunale negli anni ottanta, censurava le rassegne gregorettiane, stabilendo un
termine di paragone tra la rassegna “Benevento Città Spettacolo” e “Settembre al borgo”, il festival rappresentato, nello stesso periodo, dal
Comune di Caserta.
Rispetto a queste critiche, pretestuose a nostro avviso, dovette allora intervenire il sindaco Antonio Pietrantonio, sostenendo che il
livello, lo spessore di una rassegna culturale non si giudica dalla partecipazione della gente, bensì dal giudizio della critica. E la critica dei
giornali di tiratura nazionale era ben rappresentata alle rassegne di “Benevento Città Spettacolo” degli anni ottanta, quelle dirette appunto
da Gregoretti.
Abbiamo detto che c’era poco da credere al clima di festa che si sarebbe determinato intorno alle rassegne gregorettiane, se fossero
state rappresentate anche oggi e se il famoso regista non fosse scomparso.
Infatti, il balletto di Saveria Cotroneo, programmato all’Hortus Conclusus la prima sera del Festival, ha dovuto subire, come altri
spettacoli, un rinvio, a causa di una pioggia insistente, quella sera. Così, gli spettacoli soppressi sono stati riprogrammati nelle serate
successive, compatibilmente con gli spazi liberi esistenti.
E’ capitato, quindi, che il balletto di Saveria Cotroneo, programmato sempre all’Hortus la sera del 31 agosto, sia coinciso nello stesso
giorno e nello stesso orario in cui era programmato quello di Peppe Barra al Teatro Romano. Il risultato è stato che il balletto della
Maestra Cotroneo, incentrato sulla vita della filosofa Ipazia, rappresentava uno spettacolo, come scriviamo in altra parte del giornale, di
grosso spessore artistico e culturale.
Tuttavia, ha avuto una modesta partecipazione di pubblico, perché la folla, il pubblico, la gente ha preferito lo spettacolo di Peppe Barra,
uno spettacolo che ha quasi riempito il Teatro Romano come quando l’Orchestra Filarmonica ha onorato in quel Teatro la carriera artistica
di Lucio Dalla. Al Teatro Romano c’era da ridere, da divertirsi rispetto ad uno spettacolo, quello di Peppe Barra, che non avrebbe, come
non ha, offerto alcuna novità rispetto al solito repertorio del comico di Procida, cui è stato assegnato il premio Gregoretti, consegnato
dalla figlia del noto regista, Orsetta.
Al Balletto della Cotroneo, invece, la gente si sarebbe dovuta spremere le meningi per capire come il balletto interpretava la vita della
grande filosofa greca.
La novità del Festival di quest’anno, però, è stata “La paranza di Città Spettacolo”, una specie di passeggiata, con momenti di ballo,
ritmati dal direttore artistico del Festival, che ha attraversato parte del centro storico della città, al suono di tamburi, tamburelle e altri
strumenti improvvisati.
I commenti a questa paranza, sulla base di una ripresa da parte di Radio Città Benevento,sono molto severi. “E con questo penso
abbiate capito perché non arrivano fondi dalla Regione”. “E’ ancora festa a Cafon Valley”. “Vi prego, ditemi che non è vero ciò che vedo”.
“Non si può vedere. Siano caduti in basso, troppo in basso”. “Per carità, va bene anche la pizzica o la taranta, quello che volete…però non
paragonate questa città spettacolo alla vera Città Spettacolo”. “Ma che so ste cafonate”. “Che squallore”. “Comunque la pizzica, la
taranta e la musica popolare sono una cosa seria, non questo spettacolo allogorico”.
Giuseppe Di Gioia
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